Oggi vorremmo portarti con noi in un salto nel tempo: Londra, 200 anni fa. Qui inizia in modo imprevedibile ed affascinante la storia dei moderni terrari.
Nathaniel Bagshow Ward, nato nel 1791, era figlio di un medico londinese e aveva una grande passione: il mare e il desiderio di diventare marinaio. Suo padre gli consentì di fare un viaggio in nave per la Giamaica a soli 13 anni, e fu proprio questa occasione a cambiare la sua vita e a regalare a tutti noi quelli che oggi chiamiamo terrari. Nathaniel infatti tornò dal viaggio con una nuova grande passione per la botanica. In particolare per le felci e le palme incontrate in quelle terre lontane.
Come professione seguì le orme del padre, diventando medico, ma lo studio della botanica lo accompagnò per sempre. A Londra cercò di coltivare nel suo giardino felci e muschi ma dovette nel tempo arrendersi per via dell’eccessivo inquinamento della città.
Un’altra passione del dottor Ward era legata all’entomologia, e fu proprio questa a portare alla “scoperta” dei terrari. Un giorno infatti trovò una pupa di sfinge, un lepidottero di grandi dimensioni. Lo catturò, lo infilò in una grande bottiglia in vetro e vi sistemò della terra sul fondo per permettergli di riposare. Infine tappò il tutto per studiarla nei giorni successivi. Purtroppo per la sfinge se ne dimenticò, e quando dopo giorni tornò a prenderla l’insetto era ormai morto. Tuttavia dalla terra messa sul fondo della bottiglia cominciavano ad affiorare sottili steli di felci ed anche un po’ di muschio. Ward, con l’anima dello scienziato, si chiede quanto avrebbero resistito le piante in quelle condizioni, e continuò ad osservare il processo.
Si accorse così che di giorno l’umidità evaporava dal terriccio, per condensare sulle pareti interne del vetro. La sera invece essa ricadeva nuovamente in basso, dando sostentamento alle piante. E il tutto in uno spazio completamente ermetico, privo di scambi con l’esterno. Senza volerlo all’interno della bottiglia si era creato un microclima perfetto per la crescita delle piante!
Questo primo esperimento permise alle piante di sopravvivere per ben quattro anni, quando purtroppo il tappo si arrugginì. A partire da questa prima esperienza il dott. Ward si mise all’opera per replicare quel miracolo della natura, utilizzando nei suoi esperimenti contenitori di diverse forme e misure e posizionandoli in ambienti differenti, perfino sul tetto di casa! Tutto per comprendere quali fattori erano coinvolti nella creazione del microclima. Il terrario più grande che costruì misurava 2 metri per lato ed aveva al suo interno più di 50 specie di piante differenti.
Il 1833 fu un anno di svolta: il dott. Ward fece costruire due grandi casse in vetro e legno resistente all’umidità. Qui pose all’interno le diverse varietà di felci native dell’Inghilterra e le fece imbarcare verso l’Australia. Dopo ben sei mesi di viaggio in mare le piante giunsero a destinazione in perfette condizioni!
Una volta arrivati a Sydney, secondo le sue istruzioni dettagliate, le piante furono estratte, i terrari puliti e ri-allestiti con le piante di origine australiana. Fino a quel momento quelle specie non erano mai state trasportate verso l’Europa con successo. Il viaggio di ritorno durò ben otto mesi e le temperature che si raggiunsero nei mari attraversati dalla nave furono davvero estreme. Eppure anche in questo caso l’esperimento fu un successo: le piante giunsero a Londra in perfetto stato di salute.
Ward aveva rivoluzionato il mondo della botanica europea e mondiale. Fu grazie alla sua scoperta se fu possibile iniziare l’importazione e lo studio delle piante esotiche. Le strutture create da lui per questi trasporti presero il nome di Wardian cases, le Casse di Ward.
Come tutte le cose esotiche e innovative, si diffusero velocemente nel ceto di aristocratici e borghesi inglesi. Nelle loro case iniziarono a comparire versioni più piccole e decorate delle Wardian cases con le più disparate piante esotiche, e da lì si diffusero in tutto il mondo. Non più solo come mezzo di trasporto ma anche come elemento di decorazione domestica.
Da uomo di scienza qual era, Ward non si arricchì con questa scoperta, ma le sue casse furono fondamentali per lo sviluppo della botanica e della presenza delle piante come elementi di arredo stabili nelle case. Come riconoscimento del suo lavoro la comunità scientifica gli dedicò un muschio africano, la Wardia.
I terrari di Ward hanno attraversato ben due secoli di storia ed è possibile oggi per noi rivivere quelle incredibili scoperte ospitando nelle nostre case una Wardian case. Un terrario racchiude in sé la magia della natura, un gioco di equilibrio che ci ricorda sempre che la conoscenza e la tenacia sono alla base di ogni risultato.
Buon Wardian case!
Non hai mai avuto tra le mani un terrario e non sai come gestirlo? Parliamo della Gestione dei terrari sul nostro blog.